Correva l’anno 2014, fine agosto, tre giorni sul sentiero Roma, che ho percorso con l’amico Stefano.
Già da qualche mese ci balenava l’idea di fare il Roma ed ad inizio estate avevamo prenotato con largo anticipo due notti nei rifugi Gianetti ed Allievi.
Purtroppo i giorni a disposizione erano solo tre, martedì 26 agosto mattina il tempo era pessimo, partiamo tranquilli dai Bagni di Masino sotto una leggera pioggerellina verso il rifugio Omio, il sentiero lo conosciamo e lo abbiamo già fatto, quando si entra nel bosco le pendenze aumentano ma almeno non prendiamo l’acqua!
Camminare con uno zaino da 12 Kg non è il massimo, raggiungiamo la Omio m.2100 in 2,30 H sono quasi le 14 e non c’è in giro un’anima.
Siamo gli unici avventori nel rifugio, dopo aver pranzato riprendiamo la marcia sotto la pioggia e puntiamo il passo del Barbacan! E’ riconoscibile l’attacco per 2 grandi bolli bianchi…
Oltre alla pioggia che rende infide le rocce, ci si mettono anche le nuvole basse, a tratti si vede poco o nulla, noi ci lasciamo guidare dalle catene per salire e scendere dal passo. Svalichiamo quindi a m.2738
La discesa è un po’ ostica e va fatta con attenzione, provvidenziale è avere imbrago e cordino.
Una volta scesi un lungo traverso nella val Porcellizzo ci porta al Rif Gianetti m.2534, la visibilità è scarsa e i 1600 metri circa di dislivello nelle gambe si fanno sentire. Alle 18 siamo al rifugio, 3 ore dopo essere ripartiti dalla Omio.
Il rifugio è quasi vuoto, ci assegnano una camerata ma siamo soli a dormire, meglio così.
La serata trascorre tranquilla e dopo una sufficiente ma cospicua cena ci corichiamo sperando di alzarci col bel tempo!
Mercoledì mattina ci è sembrato di svegliarci in un altro Mondo, il cielo era bello terso e fuori dal rifugio il Badile e il Cengalo erano in bella mostra.
Con calma alle 9 partiamo verso il primo passo di giornata, il Camerozzo che sappiamo essere il più difficile dell’intero giro.
Man mano che ci avviciniamo il cielo sopra di noi si copre ed incomincia a piovere! Sembra una maledizione perché il resto del cielo è aperto, anche a valle la visibilità è buona. rammaricati ci mettiamo il Kway e dopo aver aggirato qualche blocco di neve iniziamo la salita attrezzata. Nel frattempo torna il sole che non ci abbandonerà più per tutto il Roma.
Una volta raggiunto il Camerozzo m.2765 iniziamo la complicata e umida discesa, troviamo anche una catena rotta, ma facendo attenzione e perdendo molta quota entriamo nella bellissima valle del Ferro.
A metà valle circa, perdiamo una cinquantina di metri per raggiungere il bivacco Molteni-Valsecchi, utile riparo in caso di maltempo, qualche arrampicatore lo sta anche usando come bivacco, ci sono zaini e sacchi a pelo; da quando siamo partiti però non abbiamo ancora trovato anima viva, solo pecore e marmotte.
La traversata verso il passo Qualido però è ancora lunga, la stanchezza si fa sentire. Forse commettiamo l’errore di non usare le bacchette ed entrambi abbiamo mal di schiena causa zaino pesante.
Una volta scesi in breve raggiungiamo il passo dell’Averta m.2552, ultimo di giornata, che è più facile del precedente.
Come iniziamo la discesa però una gelida aria spira improvvisa, ci copriamo perché la temperatura scende notevolmente.
Al rifugio Allievi m.2385 non manca ormai moltissimo, un altro breve tratto attrezzato ci conduce in vita della struttura, che raggiungiamo dopo 7,30 H dalla Giannetti. Lo sviluppo è stato notevole seppur il dislivello contenuto, i passaggi con le catene però ci hanno impegnato parecchio, non vediamo l’ora di riposarci.
Il rifugio è più moderno e accogliente, però la cena è scarsa, chiedo un pezzo di formaggio in più e mi viene messo 7 euro, inoltre acqua e caffè non sono compresi nella mezza pensione com’era stato in Gianetti, alla fine spendiamo un capitale.
La mattina seguente facciamo colazione alle 7 e alle 7.30 ci incamminiamo, siamo consci che sarà la giornata più impegnativa e lunga.
Dalla Allievi il sentiero non è molto bel bollato, per raggiungere il passo di val Torrone, abbiamo qualche dubbio. Il meteo però è bello e la temperatura non è eccessivamente fresca.
La salita al passo di val Torrone m. 2510 è facile, la discesa un po’ meno, ma nulla di trascendentale.
Una volta scesi il sentiero perde nuovamente di quota, circa 100 metri di dislivello, per evitare una placca bagnata che in passato aveva causato dei decessi! La deviazione non era segnata sulla cartina ed aumenta ulteriormente il dislivello da compiere.
Risalendo la selvaggia val Torrione giungiamo al Bivacco Manzi m.2550, da qua ci aspetta una lunga salita fino al passo del Cameraccio, la quale verrà effettuata mettendo i ramponi, la neve è ancora dura e gelata, mi aiuto nella ripida salita anche con la picca. Volendo a fianco si potrebbe passare sulle roccette, ma sono davvero instabili, molto più sicura la neve.
Finita la neve partono le prime catene che ci porteranno (occhio a una catena rotta) al passo del Cameraccio m.2950 punto più alto del sentiero Roma.
Una volta giunti al passo si apre un panorama diverso, siamo immersi nella neve e sembra di stare su un ghiacciaio!
Mi guardo in giro e non capisco dove andare, tracce non ce ne sono…
Perlustrando un po’ la zona capisco che non bisogna risalire tutta la neve, ma tenere la destra (c’è qualche ometto) da dove si puo’ vedere la lunga discesa, anch’essa innevata!
In discesa metteremo e toglieremo i ramponi altre 2 volte, la neve non è più gelatissima, ma c’è comunque da fare attenzione alle rocce affioranti.
Ci mettiamo parecchio tempo.
La val Cameraccio è davvero lunga, per raggiungere il bivacco Kima ne va fatta di strada!
Passiamo sotto il Monte Pioda e arriviamo al Kima m.2700
Il bivacco è bello e di recente costruzione, sembra quasi un piccolo rifugio.
Dal Kima bisogna perdere altri metri, aggirare un laghetto ghiacciato e risalire alla bocchetta Roma, ultima fatica del sentiero.
Il tempo peggiora e la visibilità è scarsa.
Prima della bocchetta Roma ci sono due nevai ancora belli carichi!
Il primo va affrontato in traverso, il secondo è molto più in pendenza e ghiacciato, la picca fa molto comodo, il mio amico con le bacchette fatica a stare in piedi!
Le prime catene che portano alla bocchetta Roma sono ancora seppellite e ci arrangiamo un po’ per toglierci i ramponi già legati alla ferrata. Leghiamo anche lo zaino, perché un errore qua costerebbe caro.
La salita alla bocchetta Roma è a mio parere la più bella dell’intero sentiero, arrampico un po’ e mi diverto un sacco!
Arrivati alla bocchetta Roma m.2898 siamo esausti, la Ponti dovrebbe essere qua vicina, il dislivello a scendere non è molto, ma la pietraia che ci conduce al rifugio è molto instabile e complice la stanchezza ci mettiamo quasi un’ora per arrivarci!
Alla Ponti m.2559 ci rifocilliamo e beviamo un po’, mi tolgo anche gli scarponi, non ce la faccio quasi più, camminiamo da 10 ore.
Un ultimo sforzo, un’altra ora e mezza di discesa ci portano al parcheggio di Predarossa ove si conclude la nostra gita!
Sentiero Roma davvero bellissimo e ben tracciato, i panorami sono unici e si attraversano zone remote e selvagge, al contrario di quanto ci avevano detto abbiamo incontrato solo due persone in tutto il cammino (più qualche arrampicatore nei rifugi). Il sentiero però è davvero impegnativo sia fisicamente sia di testa (concentrazione nei passaggi attrezzati e su neve) e non è facile portarsi uno zaino così pesante per tre giorni.
Il giro lo consiglio ma solo se ben preparati!