Gran Zebrù

Gran Zebrù  3.851 metri

Saliti dalla via normale PD  4,55 ore

Dislivello 1.700 mt in giornata dal parcheggio dei Forni di Santa Caterina

In rosso la via normale, in arancione la via Meraldi ed in verde il canalone delle Pale Rosse

Visto l’inverno atipico e povero di neve del 2015 era nei programmi un’uscita in quota un poco più impegnativa del mio solito, prima di Natale.
Parto quindi con Ivan da Bellano alle 445 e dopo 2 ore siamo a Santa Caterina Valfurva, la strada verso i Forni sarebbe chiusa, ma con 4×4 e gomme da neve arriviamo al posteggio sommitale senza grossi problemi, per fortuna qua non sembra aver nevicato.
Ci incamminiamo alle 7, con le lampade frontali, la temperatura è fresca, a tratti c’è ghiaccio, sempre aggirabile senza ramponi.
Arriviamo al Pizzini in un’ora e venti, dai che forse si apre il cielo…
Proseguiamo dritti senza fermarci, inizia la neve e c’è una buona traccia, il Gran Zebrù decide di farsi vedere, è infuocato! Il ghiacciaio che inizia a circa 3000 metri.
A 3200 metri circa arriviamo all’inizio del collo di Bottiglia, è un celebre canale a imbuto, piuttosto ripido 40-45° che conduce alla spalla del Gran Zebrù.
Lasciamo i bastoncini e prendiamo le picche, in foto si vedono 2 alpinisti che stanno già scendendo. Loro sono partiti dall’invernale del rif. Pizzini salendo il canale delle Pale Rosse, ci rassicurano sulle condizioni.
Nel Collo di Bottiglia la pendenza aumenta, però c’è una buona traccia e la neve tiene che una meraviglia.
Siamo ormai alla spalla del Gran Zebrù a quota 3500 metri, sono passate 3 ore e mezza dalla partenza stiamo salendo bene.
Dalla spalla inizia la parte più impegnativa della salita, c’è un lungo traverso un po’ esposto e lo strappo sulla pala finale che ci porterà in cresta.
La vista della croce mi rinfranca, sono parecchio stanco e mi devo fermare ogni 2 passi per la quota.
La neve è ottima, marmorea in alcuni punti ma mai ghiacciata, meglio così, non riteniamo necessario progredire in cordata.
Il tratto finale che conduce alla cresta è davvero ripido, direi 50 gradi; come arrivo sulla cresta vengo travolto da un forte vento da Nord, torno giù qualche metro e mi metto l’antivento.
Sbucato sulla nevosa cresta mi compare l’Ortles, pianto la picca ogni due passi, la parete Nord non scherza…
In breve arrivo in cima, passando prima per la baracca della I guerra Mondiale rinvenuta dopo la recente caduta della “meringa”.

In vetta dopo 4,55 ore, gioia immensa.

Purtroppo il forte vento e il freddo non ci fanno godere la cima. Il tempo di una foto e si scende subito.
La discesa della pala è delicata, la faremo tutta faccia a monte con molta attenzione… Sono di grande comodità le due picche qua…
Raggiunto il canale del Collo di Bottiglia su alcune roccette sono stati messi dei cordini per le calate, vista la qualità della neve ci sembrano superflui.
Sotto il Collo di Bottiglia potremo finalmente fermarci per pranzare e bere, sappiamo che la restante parte della discesa, seppur da non sottovalutare, sarà più semplice.
Superiamo il ghiacciaio e proseguiamo verso il Pizzini.
Alle 16 saremo di nuovo ai Forni all’auto.

Che dire salita magnifica impreziosita dal fatto di averla fatta in inverno (seppur con innevamento di inizio estate), le condizioni il 24 dicembre erano perfette, la salita in giornata è lunga ma fattibile, ampiamente ripagata dalla soddisfazione di essere arrivati in cima.

Sicuramente una delle più belle salite del 2015, al pari del Castore.


Scialpinistica  OSA 5.1 (la discesa diretta dalla vetta)/PD  4,30 ore

Dislivello 1.700 mt dai Forni di Santa Caterina Valfurva
Sviluppo 19.5 Km A/R
Esposizione sud, sud-est

Dopo tanti anni torno sulla Königspitze, montagna simbolo dell’Ortles-Cevedale e tra le più belle delle Alpi Retiche!

Partenza dai Forni alle 7.45, si risale la lunga val Cedec fino a giungere al rifugio Pizzini in’ora e mezza; da qui in direzione nord-ovest si procede verso il colle delle Pale Rosse, raggiunto il ghiacciaio del Gran Zebrù si va in direzione nord-est aggirando la base del Gran Zebrù fino a raggiungere il ripido scivolo del ‘Collo di Bottiglia’ posto prima dell’omonimo passo.
Si risale il canale del Collo di Bottiglia (esposizione sud) prima ad inversioni poi sci sulla schiena, si sale fino a 45° sbucando sulla spalla del Gran Zebrù a 3500 mt. Sempre a piedi, mediante un traverso, ci si sposta a centro parete e con pendenze crescenti da 40 a 45° si prosegue verso la grande croce; questo è il famoso tratto della ‘pala’ (esposizione sud-est). Raggiunta quota 3.800 mt un canalino più ripido a 50° porta alla cresta finale che in breve, passando dalla baracca della Iª Guerra Mondiale, conduce in vetta.

Dopo aver ammirato il magnifico panorama alle 12.45 scendo, la partenza sci ai piedi pochi metri sotto la croce è adrenalinica, si derapa sotto la cresta e con 3 curve ci si immette nel ripido canalino che scenderò poi tutto in derapata con le picca in mano; passati questi primi 50 metri si entra nella famigerata pala dove la pendenza cala leggermente, seppur con forte esposizione permette una bellissima sciata su neve farinosa pressata. Ritornati a 3.500 mt si può scalettare qualche metro per scendere i primi metri del canale del Collo di Bottiglia per poi sciarlo su ottimo firn; dalla fine del canale al rifugio Pizzini sciata pessima su crostone, quindi si torna ai Forni sciando qualche metro sopra la strada battuta su neve remollata.

Condizioni ottime di innevamento (dalla vetta ai Forni senza togliere gli sci) e discrete della neve.

Gita magnifica da fare almeno una volta per gli amanti dello scialpinismo, lunga ed impegnativa fisicamente, non banale come sciata, esposizione soliva che richiede il giusto timing, per me la più bella scialpinistica dei Forni.

In solitaria a metà marzo 2024.